Il mercato sotto le mura di Como deve tornare a vivere

LETTERA PUBBLICA AGLI AMMINISTRATORI E ALLA STAMPA

IL MERCATO SOTTO LE MURA DI COMO DEVE TORNARE A VIVERE

Il mercato mercerie che si svolge sotto le mura di Como non si tiene ormai da più di due mesi.

In esso sono presenti oltre duecento imprese con duecento famiglie, altrettanti collaboratori e dipendenti.

Per molti operatori del commercio ambulante, questo mercato che si tiene martedì, giovedì e sabato, rappresenta la maggior fonte di entrate per la propria azienda.

In pratica, dal 20 febbraio, quando ha cominciato a diffondersi la notizia della presenza del virus Covid 19 nel nostro paese ed in specie in Lombardia, il mercato ha visto prima il rarefarsi della presenza di clienti e poi la sospensione totale dell’attività.

Di fatto, non abbiamo entrate su cui possiamo contare per la vita delle nostre famiglie.

Ad alcuni, nonostante la regolarità della richiesta, non è ancora arrivato nemmeno il bonus dei € 600,00.

Alla data odierna non esistono certezze su quando ed in che maniera potremo riprendere il nostro lavoro.

 

Infatti, date le condizioni poste dal governo e dalla Regione Lombardia per lo svolgimento dei mercati con i soli prodotti alimentari, appare realisticamente improbabile che il Mercato Mercerie di Como possa riaprire:

– non esiste la possibilità di transennarlo ed è una cosa insensata pensare di farlo anche altrove;

– non è possibile avere un’entrata ed un’uscita per la sua conformazione e per i numerosi accessi alla città murata;

– di conseguenza la misurazione della febbre ai clienti è una misura inattuabile e francamente inefficace, considerando che gli asintomatici trasmettono ugualmente il virus come coloro che lo manifestano con i ben noti sintomi;

– la distanza dei 2,50 mt tra un banco e l’altro è improvvida come misura e facciamo fatica (come per molte altre cose dette ed imposte in questi mesi) a comprenderne la ragionevolezza: essa non garantisce alcuna sicurezza ad operatori e cittadini ed è il frutto di pensieri concepiti da chi in un mercato, probabilmente non è mai andato a fare la spesa.

 

Appaiono a noi poco razionali se non di impossibile attuazione:

– il posizionamento di alcuni banchi di vendita lungo anche  il Viale Varese (chi e con quale criterio?) per permettere il mantenimento delle distanze (un mercato lungo oltre misura)

– il consentire solo a metà degli assegnatari di lavorare alternativamente una settimana si ed una no per collocare solo la metà degli ambulanti

 

Gli ambulanti dell’ANVA Confesercenti ritengono che il mercato possa invece riprendere normalmente a queste condizioni di sicurezza per tutti:

  • banchi di vendita collocati normalmente con teli laterali che garantiscano la separazione tra gli stessi;
  • presenza dietro al banco di vendita di massimo due operatori in regola;
  • distanziamento di almeno un metro tra le persone dentro al mercato;
  • obbligo di mascherine e guanti per tutti gli operatori;
  • obbligo di sanificazione dei furgoni e banchi di vendita;
  • messa a disposizione degli operatori di guanti e gel igienizzante per la clientela;
  • divieto di vendita di merce usata nel mercato (possibilmente con ordinanza a carattere permanente);
  • sospensione temporanea della spunta;
  • obbligo di collocazione dei furgoni nell’ambito dell’area assegnata alla propria concessione;
  • presenza di volontari riconoscibili con lo scopo di evitare assembramenti.

 

Invitiamo la Regione Lombardia a consentire la ripresa del commercio su aree pubbliche a partire dal 18 maggio: si può fare in sicurezza per noi e per tutti i cittadini.

Invitiamo il Comune di Como a prendere misure più decise e coraggiose verso il commercio in tutte le sue forme: ad oggi l’unica iniziativa appare lo spostamento della TOSAP al 30 giugno.

Le questioni sono molto semplici.

Siamo perfettamente consapevoli che anche quando riapriremo ci vorrà tempo per poter ritornare ad una funzionamento “normale” delle nostre attività (peraltro già in difficoltà ben prima dell’esplosione della pandemia) e che sconteremo la mancanza di turismo come gli alberghi, i negozi, i ristoranti ed i pubblici esercizi della città e della provincia.

Tre mesi senza lavoro, senza reddito, senza sostegno.

Di fatto il lock down economico andrà ben oltre quello sanitario ed alcuni di noi probabilmente, non ce la faranno a riaprire e tornare al lavoro.

Ritenere che una pubblica amministrazione, in questa condizione, possa continuare ad incassare quanto faceva prima di questa tragica vicenda, è irrealistico

Chiediamo all’amministrazione comunale di non richiedere il pagamento della TOSAP per tutto il 2020.

È un momento in cui non si possono accettare privilegi di sorta: se le imprese devono tirare la cinghia, lo facciano anche le pubbliche amministrazioni tagliando quanto di superfluo o non essenziale si può tagliare.

Molti altri Comuni si stanno già attrezzando in tal senso e basta guardare alle loro delibere per comprendere quanto abbiano a cuore il piccolo commercio nelle loro realtà.

Ci aspettiamo decisioni esemplari dal Comune di Como dove non mancano certo le sensibilità e le attenzioni nei nostri confronti.

Infine, se nel corso di questa settimana, non si arriverà ad una chiara e definita ripartenza delle nostre attività, ci troveremo MARTEDÌ 19 MAGGIO (giorno in cui chiediamo di riaprire) per un flash mob di protesta a cui invitiamo fin d’ora ad essere presenti tutti i nostri colleghi con i loro furgoni.

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